Le auto elettriche non si usano più - www.PanoramaAuto.it
La rete cresce a ritmo record, ma il settore chiede regole più semplici e una strategia nazionale davvero all’altezza della transizione elettrica
Il nuovo report trimestrale di Motus-E certifica un passaggio chiave per l’e-mobility italiana: al 30 settembre 2025 i punti di ricarica pubblici sono arrivati a 70.272, con 2.711 nuove installazioni solo nell’ultimo trimestre e quasi 10mila in un anno. Numeri importanti, come riferisce anche alanews.it nel suo approfondimento, che raccontano una rete in espansione e un mercato che, nonostante freni strutturali, prova finalmente a correre.
Sull’autostrada la fotografia è ancora più indicativa: 1.274 punti di ricarica complessivi e l’86% in corrente continua. Addirittura il 63% supera i 150 kW, segno di una rete che vuole diventare davvero “fast” e rispondere alle esigenze di chi viaggia in elettrico.
La distribuzione dei punti di ricarica evidenzia differenze ancora marcate:
Lombardia al primo posto con oltre 14.200 colonnine,
seguita da Lazio, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna.
A livello provinciale, la classifica conferma l’asse Nord-Centro:
Roma domina con quasi 5.900 punti,
poi Milano,
e Napoli, in costante crescita.
Il dato urbano è cruciale: nelle grandi città, dove gli spazi privati scarseggiano, la ricarica pubblica è un abilitatore decisivo. La crescita dell’infrastruttura rispecchia infatti l’aumento degli EV circolanti: 339mila full electric al 31 ottobre 2025, +28,7% rispetto all’anno precedente.
La rete cresce, sì, ma non senza difficoltà. Gli operatori del settore lamentano da tempo procedure autorizzative lente e un quadro normativo frammentato.
Il presidente di Motus-E, Fabio Pressi, sottolinea il rischio di rallentamento:
“Sostenere questa crescita sta diventando sempre più complicato per gli operatori, a causa di ritardi normativi e regolatori che rallentano l’attivazione delle infrastrutture”.
Pressi – CEO di A2A E-Mobility e figura di riferimento dell’e-mobility italiana – insiste su un punto: senza un intervento strutturale, l’Italia rischia di perdere il ritmo della transizione elettrica.
Motus-E propone 5 priorità nel manifesto “Ricaricare l’Italia”:
ridurre i costi energetici per gli operatori, allineandoli alla media UE;
semplificare gli iter autorizzativi per connettere le colonnine alla rete;
coprire tutte le autostrade con punti di ricarica rapidi;
concessioni ventennali per garantire stabilità agli investimenti;
una governance centrale che coordini dati, pianificazione e strategie.
Nonostante la crescita, la quota di mercato delle auto elettriche italiane è ancora ferma al 5,2%, lontanissima dal 18,1% europeo e dai target del PNIEC 2030.
Secondo Pressi, lo scontro politico sulle date di stop ai motori termici è fuorviante:
“Non è più tempo di discutere delle date di fine vendita dei veicoli termici, ma di definire una politica industriale europea e nazionale seria”.
L’obiettivo di Motus-E è chiaro: una rete più densa, più accessibile e più economica, capace di ridurre le ansie da ricarica e spingere un mercato che oggi resta frenato soprattutto dall’infrastruttura e dai costi.
Se il Paese saprà cogliere la sfida, l’Italia potrà avvicinarsi al modello dei Paesi più avanzati, trasformando la mobilità elettrica da nicchia a scelta mainstream.
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