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Dal luglio 2026 entreranno in vigore limiti acustici più severi per le auto passeggeri. La soglia dei 68 decibel rischia di colpire supercar e versioni sportive di molti marchi, aprendo un acceso dibattito tra Bruxelles, costruttori e automobilisti
L’Unione europea è pronta ad applicare dal luglio 2026 la terza fase del regolamento 540/2014, che introduce limiti acustici ancora più severi per le auto della categoria M1. La novità più discussa è l’abbassamento della soglia massima di emissione sonora a 68 decibel, senza distinzioni tra citycar, SUV di massa, berline sportive o supercar prodotte in serie limitata.
Una misura, come sottolinea anche alanews.it, che nasce con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento acustico nei centri urbani europei, ma che rischia di avere effetti collaterali inattesi. Le regole non tengono conto delle profonde differenze tecniche tra i segmenti: per molte vetture ad alte prestazioni, costruite proprio per offrire un’esperienza sonora intensa, rispettare i nuovi limiti potrebbe diventare impossibile.
L’ACEA, l’associazione dei costruttori europei, parla di rischio concreto per la sopravvivenza di interi cataloghi di sportive. L’organizzazione chiede l’introduzione di sottocategorie come M1b (versioni sportive di modelli comuni) e M1c (supercar), per evitare che la transizione ambientale cancelli modelli storici e tecnicamente impossibili da rendere più silenziosi senza comprometterne la natura.
Negli ultimi decenni la tecnologia ha rivoluzionato il controllo del rumore nei veicoli. Secondo analisi recenti, oggi servirebbero oltre 30 auto moderne per generare il rumore prodotto da un singolo veicolo degli anni Settanta. Le case automobilistiche hanno investito in materiali fonoassorbenti, motorizzazioni più pulite e sistemi di scarico sofisticati.
Nonostante ciò, le metodologie di misurazione adottate dall’Ue sembrano non allinearsi pienamente ai progressi tecnici: i test rischiano di sovrastimare l’impatto acustico reale delle auto moderne. Parallelamente cresce un altro elemento trascurato dalla normativa: il rumore generato dagli pneumatici. Con l’aumento del peso dei veicoli e l’evoluzione degli asfalti, la quota di rumore dovuta alle gomme è diventata significativa, ma non sempre correttamente considerata nei calcoli ufficiali.
La combinazione di questi fattori alimenta le critiche del settore, convinto che l’attuale formulazione non rifletta la complessità dell’inquinamento acustico odierno e rischi di penalizzare ingiustamente categorie di auto a diffusione molto limitata.
L’ipotesi di dover eliminare o riprogettare supercar e versioni ad alte prestazioni ha scatenato una reazione immediata dei costruttori. Mercedes-AMG, Ferrari, Lamborghini e Porsche si trovano tra i marchi più esposti: molte delle loro varianti sportive potrebbero superare la soglia dei 68 dB e diventare di fatto “fuorilegge”.
Tra le risposte più discusse c’è quella di Porsche, che ha depositato un brevetto ironico quanto intelligente: un sistema basato su GPS, telecamere e segnali stradali che rileva l’ingresso in un tunnel e invita il conducente ad abbassare i finestrini, attivare la modalità Sport, scalare una marcia e aprire le valvole di scarico. Un modo per garantire l’esperienza sonora tanto amata dagli appassionati nel rispetto dei nuovi requisiti, trasformando un limite in un’occasione di engagement.
Il messaggio implicito è chiaro: l’auto sportiva non può essere ridotta al silenzio senza snaturarne il significato culturale e tecnico. Ed è su questo terreno che la tensione tra Bruxelles e i costruttori si sta facendo più evidente.
La battaglia contro l’inquinamento acustico è uno dei filoni centrali delle politiche ambientali europee. Le norme sul rumore si affiancano alle strategie di riduzione delle emissioni e alla progressiva elettrificazione delle flotte. Tuttavia, il settore automotive solleva un interrogativo cruciale: come conciliare sostenibilità e tutela di un patrimonio industriale che fa parte dell’identità europea?
Le supercar rappresentano una nicchia, ma anche un simbolo. Design, meccanica, tradizione e innovazione convivono in modelli che hanno fatto la storia dell’automobilismo e alimentano un comparto economico che include artigiani, tecnici, designer e ingegneri di altissimo livello.
Il dibattito resterà aperto nei prossimi mesi, mentre Bruxelles valuta eventuali correttivi. La soglia dei 68 decibel, così come formulata, potrebbe trasformarsi in una cesura netta tra passato e futuro del mondo delle auto sportive. Oppure in un’occasione per riscrivere le regole senza sacrificare l’anima dei motori europei.
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