
Ai tempi valeva due soldi! - www.PanoramaAuto.it
La vera storia mai raccontata della scuderia Red Bull, che oggi vale milioni ma ai tempi…non così tanto.
Le scuderie di Formula Uno possono essere degli investimenti impressionanti, se fruttano capitale, o dei buchi neri in cui i patrimoni di milionari vanno a perdersi tra sconfitte e brutte prestazioni, come è capitato anche a Toyota, uno dei colossi più importanti del campo dei motori. Altre volte, un investimento minimo – ricordate la storia della Brawn GP comprata per un dollaro e divenuta campione al primo torneo? – frutta un ricavo mostruoso!
La storia di oggi tra l’altro riguarda la scuderia che vale di più al mondo. Con un net worth che viene stimato dagli esperti attorno ai 3,5 miliardi di euro, il colosso Red Bull, la scuderia dove menti come Adrian Newey e Christian Horner e grandi piloti come Max Verstappen e Sergio Pérez hanno tutti dato il loro contributo per le tante vittorie arrivate in questi anni, il team di Milton Keynes è tra i più redditizi del Circus.
Ma come siamo arrivati a questo? Dopo tutto, Red Bull è partita in sordina, non era certo un grande nome agli albori del mondo della Formula Uno come Ferrari e non si è imposta da subito come un colosso di questo settore come Williams o McLaren. Tutt’altro. La storia del team ha umili origini, al punto che all’inizio della sua storia, la squadra valeva ben poco.
Un investimento…remunerativo!
La storia di Red Bull inizia di fatto negli anni novanta quando Jaguar, scuderia sotto l’egida Ford nata a sua volta dalla Stewart Gran Prix del famoso pilota e campione, una squadra sfortunata dal punto di vista delle prestazioni, iniziò ad avere problemi economici tali da non poter più correre. Come accaduto con la Brawn, anche Jaguar venne venduta nel 2004 per la cifra simbolica di un dollaro alla Red Bull di Dietrich Mateschitz, società famosa per la sua bibita energetica, sponsor di concerti, sport e stunt-man in tutto il mondo.

Ora, non è che Mateschitz e compagni abbiano speso solo un dollaro per trasformare Red Bull in un impero: questo costo nasconde in realtà anni ed anni di investimenti per progettare la macchina, pagare gli stipendi di piloti, meccanici e tecnici e le varie tasse e spese di rito. In ogni caso, l’operazione per entrare in F1 ha pagato e pure bene. Negli anni, piloti del calibro di David Coulthard e Mark Webber hanno corso con il Toro Rosso che nel 2005 ha acquistato anche Minardi, storica scuderia italiana sull’orlo della bancarotta.
Red Bull ha vinto il primo titolo nel 2010 con il fenomenale Sebastian Vettel e, da allora, non si è praticamente più fermata collezionando ben otto titoli mondiali e sette titoli costruttori. Insomma, una scuderia venuta letteralmente dal niente, anzi, dalle ceneri di un nome come Jaguar che negli anni, zitta zitta, è diventata una vera certezza di questo sport.