
La disciplina attuale(www.panorama-auto.it)
L’uso promiscuo dell’autovettura da parte dei dipendenti è una pratica sempre più comune nel mondo del lavoro italiano.
Questa modalità consente ai lavoratori di utilizzare il veicolo sia per motivi aziendali, come visite ai clienti o trasferte, sia per scopi personali, come viaggi nel tempo libero. Tuttavia, la gestione fiscale e burocratica di tale beneficio comporta una serie di adempimenti fondamentali da rispettare, soprattutto alla luce delle normative vigenti e delle recenti evoluzioni legislative.
Secondo la normativa attualmente in vigore, l’assegnazione di un’auto in uso promiscuo prevede un trattamento fiscale specifico. In sintesi, il dipendente deve vedere accreditato in busta paga un fringe benefit, che equivale a un compenso in natura tassabile. Questo beneficio viene calcolato sulla base di un valore convenzionale, stimato in 15.000 chilometri di percorrenza annua per il veicolo. Il calcolo del fringe benefit si basa sul 30% di questa percorrenza convenzionale, e i valori specifici possono essere verificati sul sito dell’Automobile Club d’Italia (ACI), dove vengono pubblicate annualmente le tariffe valide per il periodo d’imposta successivo.
Se l’auto viene utilizzata per un periodo inferiore all’anno, il fringe benefit deve essere proporzionalmente ridotto. È importante notare che questo addebito è forfettario e non tiene conto dell’effettivo utilizzo personale del veicolo, il che significa che anche se l’auto non viene utilizzata per scopi privati, il dipendente è comunque soggetto a tale tassazione.
Deducibilità dei costi per l’impresa
Per l’azienda, l’auto in uso promiscuo rappresenta un costo che può essere parzialmente dedotto. Infatti, le spese relative alla gestione del veicolo, come carburante, manutenzione, assicurazione e tassa di circolazione, possono essere dedotte fino al 70%. Questa deduzione si applica anche al costo di acquisizione del veicolo, sia nel caso di acquisto diretto che di leasing o noleggio. La deduzione per il costo di acquisizione non è soggetta a limiti di valore, a differenza delle auto destinate esclusivamente a uso aziendale, che hanno un limite di 18.076 euro.

In molti casi, le aziende chiedono ai dipendenti di rimborsare una parte dei costi legati all’uso personale del veicolo. Questo riaddebito viene effettuato mediante fattura assoggettata a IVA, il cui importo deve essere sottratto dal fringe benefit tassato in busta paga. Se, per esempio, il dipendente riceve una fattura per l’uso personale dell’auto, il valore del fringe benefit deve essere calcolato confrontando il fringe benefit teorico, basato sulle tariffe ACI, con l’importo della fattura emessa, comprensivo di IVA.
Spesso le aziende e i dipendenti concordano un riaddebito pari al fringe benefit convenzionale. In questo modo, una volta emessa e pagata la fattura, non ci saranno conseguenze fiscali per il dipendente, mentre l’azienda potrà beneficiare di una deduzione dei costi maggiore, pari al 70% invece del 20% previsto per le auto esclusivamente aziendali.
Aspetti normativi in evoluzione
Recentemente, si è parlato di una possibile revisione della disciplina fiscale riguardante l’uso promiscuo delle vetture nel contesto della Legge di Bilancio. Questa revisione potrebbe portare a cambiamenti significativi, pertanto è consigliabile rimanere aggiornati sulle novità normative e prepararsi per eventuali adeguamenti nei processi interni legati alla gestione delle auto aziendali.
Le aziende che hanno assegnato autovetture in uso promiscuo devono pertanto prestare attenzione alla gestione di questi benefit, monitorando le scadenze e garantendo la corretta applicazione delle normative fiscali per evitare problematiche future.