
Autovelox non omolgoato, la multa si paga? La risposta (www.panorama-auto.it)
L’articolo esplora il conflitto giuridico tra il Ministero e la Cassazione sulla validità delle multe emesse tramite autovelox non omologati.
L’articolo esplora il conflitto giuridico tra il Ministero e la Corte di Cassazione sulla validità delle multe emesse tramite autovelox non omologati. Analizza la normativa vigente, la decisione della Cassazione e le reazioni istituzionali, offrendo anche un’interpretazione dagli esperti legali e possibili evoluzioni normative future.
Contesto giuridico: lo scontro tra Ministero e Cassazione
Un provvedimento ministeriale del 23 gennaio 2025 si è opposto alla Corte di Cassazione, in particolare a un’ordinanza del 19 aprile 2024. I giudici hanno sostenuto che le multe per superamento del limite di velocità non sono valide se l’autovelox non è omologato ma soltanto approvato. Ciò significa che la multa autovelox non è nulla soltanto se il dispositivo è sia approvato che omologato. Il Ministero, confrontandosi con l’Avvocatura Generale dello Stato, ha stabilito che c’è una “sostanziale piena omogeneità ed identità fra le procedure tecnico-amministrative che sono alla base dell’omologazione e dell’approvazione”.
Secondo l’Avvocatura, i due procedimenti sono accomunati da un’istruttoria tecnico-amministrativa, atta a verificare l’effettiva conformità alle esigenze di misurazione e accertamento. In poche parole, quindi, mirano allo stesso esito pratico. Le due procedure sono sovrapponibili perché vagliano il prototipo dei dispositivi e non il singolo dispositivo prodotto. Insomma, la divergenza di procedura, se è tale lo è soltanto a livello formale secondo il Ministero, ma non abbastanza da inficiare la validità della multa. E così la circolare ministeriale ha ordinato ai prefetti di tutta Italia di rigettare i ricorsi degli automobilisti e di impugnare le sentenze dei giudici (che comunque riconoscono la nullità delle sanzioni basate su autovelox non omologati).
Normative sugli autovelox: omologazione e requisiti
Le norme che regolano l’utilizzo degli autovelox in Italia richiedono che questi dispositivi siano omologati e regolarmente tarati per garantire l’affidabilità e la legittimità delle rilevazioni. Il processo di omologazione implica che ogni strumento debba essere sottoposto a test rigorosi per accertarne l’idoneità pratica all’uso sulla rete stradale nazionale. Inoltre, la taratura periodica è obbligatoria per assicurare che le misurazioni effettuate siano corrette e non influenzate da fattori esterni. La normativa specifica chiaramente che qualsiasi misurazione non conforme a queste disposizioni potrebbe risultare inficiata, al punto da invalidare le sanzioni emesse. Tuttavia, la discrepanza tra le normative teoriche e le pratiche di applicazione da parte delle diverse autorità locali ha creato delle situazioni ambigue che richiedono chiarimenti ulteriori per evitare inconvenienti legali.
Decisione della Cassazione: impatto sulle multe
La Corte di Cassazione, con la sua autorità come suprema magistratura di legittimità in Italia, ha recentemente emesso una serie di sentenze che stabiliscono delle linee guida definitive riguardo le multe emesse tramite autovelox non omologati. Secondo la Corte, qualsiasi sanzione basata su rilevazioni di dispositivi non regolarmente omologati deve essere annullata.

Questa decisione ha un impatto significativo sull’applicazione della legge da parte delle forze dell’ordine e delle amministrazioni locali, che si vedono costrette a rivedere il loro processo di utilizzo degli autovelox. La decisione della Cassazione ha sollevato domande sull’affidabilità dei dispositivi attualmente in uso e sul possibile obbligo di dover rimborsare multe già pagate dai cittadini. Di conseguenza, diverse amministrazioni si trovano ora nella posizione di dover riconsiderare le loro pratiche, aggiornare i propri strumenti e forse anche affrontare azioni legali da parte degli utenti sanzionati ingiustamente.
Reazione del Ministero: risposte istituzionali
In risposta alla decisione della Cassazione, il Ministero dei Trasporti ha avviato una serie di consultazioni interne ed esterne per determinare come allineare le proprie pratiche alla recente giurisprudenza. Il Ministero ha sottolineato l’importanza di mantenere alta la sicurezza stradale, ma ha anche riconosciuto la necessità di una chiara e coerente applicazione delle norme tecniche. Sono stati avviati studi per valutare quali autovelox attualmente in uso possano non rispettare i requisiti di omologazione, e si stanno preparando direttive per garantire che i dispositivi futuri siano conformi. Tuttavia, resta un’incognita la gestione delle sanzioni già emesse e dei possibili ricorsi. Il Ministero si trova così a un bivio, dovendo bilanciare l’efficacia delle misure di controllo con la legittimità legale e l’accettazione pubblica delle stesse.
Prospettive future: possibile evoluzione normativa
Guardando al futuro, la recente controversia potrebbe spingere verso un’evoluzione normativa più chiara e completa riguardo l’uso degli autovelox. Potrebbe essere necessaria una revisione legislativa per istituire standard uniformi di omologazione e per delineare un quadro chiaro su come gestire le infrazioni rilevate. È possibile che si instaurino protocolli operativi più severi per l’acquisto, la manutenzione e l’uso degli autovelox da parte delle autorità locali. Alcuni esperti suggeriscono anche l’introduzione di tecnologie alternative, che possano coadiuvare o sostituire i sistemi attuali, garantendo una maggiore precisione e affidabilità nelle rilevazioni. Nel contempo, le discussioni in atto suggeriscono la necessità di un maggiore coordinamento tra le diverse entità governative e giuridiche per prevenire ulteriori conflitti come quello attuale tra Ministero e Cassazione.