
Citroen Maserati: che accordo - www.PanoramaAuto.it
Una collaborazione inaspettata ma vincente ha dato vita ad una delle automobili più interessanti dell’epoca moderna. Tu te la ricordi?
Difficile immaginare due marchi più distanti di Maserati e Citroen, aziende importanti quanto conosciute in Europa ma con due filosofie ben diverse alla base, l’una orientata al lusso ed alla potenza, l’altra sulla produzione di automobili il più possibile accessibili per i clienti non ricchissimi. Due realtà che oggi, convivono nel Gruppo Stellantis ma che a conti fatti, collaborano da decenni.
Le due case produttrici infatti hanno presentato la loro prima joint venture in tempi non sospetti. Correva l’anno 1970 quando le due aziende, l’italiana in un periodo molto florido e la francese uscita dal grande successo della DS che ebbe un effetto importantissimo sul mercato delle berline di alta fascia, decisero di collaborare proprio per costruire un modello destinato alla clientela più esigente.
L’auto che venne fuori sarebbe diventata un simbolo degli anni settanta: parliamo della Citroën SM meglio nota come Citroen Maserati proprio a causa della collaborazione tra i due brand. L’auto, sulla cui linea si sentiva ancora molto l’influenza della DS, sarebbe divenuta una delle berline più originali, lussuose e veloci di quel periodo storico e ancora oggi, i collezionisti fanno letteralmente a botte tra loro per averla.
Una collaborazione vincente
A dirla tutta la collaborazione era un po’ telefonata. Nel 1968 infatti, Citroen aveva provvisoriamente preso possesso delle quote aziendali del Tridente, che presto sarebbero passate nelle mani di Alejandro de Tomaso. La casa francese approfitta subito di questa possibilità incredibile, montando sulla Sport Maserati, questo il nome completo della vettura, uno dei motori più incredibili del periodo.

La vettura ideata da Jean Cadiou lunga 4,9 metri e con cinque posti montava un propulsore C114/1 derivato proprio dal banco di prova della Maserati, un furioso V6 da 170 cavalli completo di carburatore Jetronic della Bosch e in grado di scatenare una potenza incredibile per quei tempi che faceva della SM l’auto più veloce della sua categoria. A dispetto di un peso abbondante, l’auto poteva staccare da 0 a 100 in 9 secondi e proseguire la sua corsa fino ai 220 chilometri all’ora.
Impressionante anche la dotazione di serie, con il servosterzo DIRAVI che rendeva l’auto molto più semplice da governare per piloti – o autisti – e gli immancabili interni in pelle, figli di altri tempi in cui la sostenibilità non era ancora di casa ma il lusso era sicuramente più accentuato. Ad oggi per una delle 13mila SM originali un collezionista può arrivare a spendere tra i 45.000 ed i 70.000 euro: quante Citroen con un prezzo simile ci sono sul mercato?