
Elon Musk preso di mira - www.panorama-auto.it
Nel cuore della Bay Area, l’annunciato lancio di Tesla continua a far discutere, suscitando perplessità e critiche.
La promessa di Elon Musk, fondatore e CEO di Tesla, di un servizio di taxi completamente autonomo si scontra con la realtà di un progetto che, ad oggi, non ha ancora ottenuto le autorizzazioni necessarie e non offre veicoli senza conducente.
Nel frattempo, altre notizie dal mondo automotive evidenziano le difficoltà di Jaguar Land Rover a causa di un grave attacco informatico e i piani di Volvo per la produzione di veicoli ibridi negli Stati Uniti. Infine, Berkshire Hathaway si ritira dall’investimento in BYD, segnando un cambio di strategia nel settore.
Tesla e i robotaxi: tra promesse e realtà
Tesla ha puntato molto sul futuro dei robot e dell’intelligenza artificiale, cercando di rivoluzionare la mobilità urbana con i propri robotaxi. Tuttavia, come riportato recentemente da Reuters, il lancio del servizio nella Bay Area appare lontano dalle aspettative. Nonostante le dichiarazioni entusiastiche di Elon Musk, che in luglio aveva annunciato l’imminente disponibilità dei robotaxi autonomi su X (ex Twitter), la realtà è ben diversa. Tesla non ha ancora richiesto i permessi necessari per operare un servizio di taxi senza conducente, un iter che richiede anni di test sotto la supervisione statale.
Il progetto si limita attualmente a viaggi prenotati in anticipo con vetture guidate da conducenti umani, per utenti selezionati tramite invito. Inoltre, Tesla opera sotto una licenza pensata per limousine, che non consente il servizio di ride-hailing on-demand, complicando ulteriormente la situazione. Questa discrepanza ha generato confusione e allarme tra i regolatori californiani, che hanno sollecitato la compagnia a chiarire pubblicamente le modalità operative del servizio. La situazione riflette le difficoltà di Tesla nel concretizzare una visione futuristica che, per ora, rimane più promessa che realtà.

Non meno critica è la situazione di Jaguar Land Rover, casa automobilistica britannica con sede a Coventry, che sta ancora facendo i conti con le conseguenze di un attacco cyber di vasta portata. L’azienda, parte del gruppo indiano Tata Motors, ha annunciato l’estensione della chiusura delle proprie fabbriche fino al 1° ottobre 2025. Originariamente si sperava in una riapertura più rapida, ma i danni all’operatività e la complessità delle indagini hanno fatto slittare i tempi.
Le perdite economiche sono ingenti, con decine di milioni di sterline bruciate e circa 33.000 dipendenti messi in cassa integrazione. I fornitori, anch’essi coinvolti, temono che le interruzioni possano protrarsi fino a dopo le festività natalizie. Il CEO P.B. Balaji e i vertici aziendali stanno lavorando per definire una tabella di marcia per una ripresa graduale, ma il danno reputazionale e operativo resta grave, sottolineando la vulnerabilità delle infrastrutture digitali nel settore automobilistico.
Volvo punta sugli ibridi con una produzione negli Stati Uniti
Mentre Tesla fatica a lanciare i propri robotaxi, Volvo Cars fa un passo avanti nel settore dei veicoli ibridi, riconfigurando la produzione americana con l’obiettivo di rispondere alle esigenze specifiche del mercato statunitense. La casa svedese ha confermato che a partire dalla fine del 2026 inizierà la produzione del crossover XC60 nello stabilimento di Ridgeville, South Carolina, seguito da un modello ibrido di nuova generazione che, secondo le indiscrezioni, dovrebbe essere l’XC90, secondo veicolo più venduto di Volvo negli Stati Uniti.
Questa scelta riflette una tendenza più ampia tra i produttori automobilistici di diversificare l’offerta con motorizzazioni ibride, in parte per rispondere alle politiche sui dazi e ai vincoli ambientali, in parte per offrire una transizione più graduale verso l’elettrico. La produzione locale consente inoltre a Volvo di ridurre i costi e migliorare la competitività in un mercato chiave.