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Questo videogame piace pure ai conducenti di camion, lo amerai anche tu. E’ ora di provarlo!
Il mondo dei videgoame è legato da un profondo ed indissolubile rapporto con quello dei motori. Ci sono infatti saghe su saghe orientate sul mondo delle auto o che hanno i veicoli come grandi protagonisti, da Gran Turismo a Forza Motorsport passando per Grand Theft Auto o, per tornare ancora indietro nel tempo, Carmageddon. Guidare in un mondo virtuale senza regole è ben diverso che rimanere impantanati nel traffico a bordo della vostra auto nella vita vera.
Non tutti i videogiochi hanno ricevuto un parco moto ed auto funzionante al loro interno e sono anche stati criticati per questo: un esempio calzante è la saga Fallout dove spesso i giocatori hanno chiesto a gran voce agli sviluppatori la possibilità di affrontare la mappa di gioco a bordo di un veicolo, cosa finora resa possibile solo in un paio di capitoli come il secondo dove possiamo avere la fortuna di trovare la famosa Highwayman ma non inserita negli ultimi capitoli. Del resto, guidare in un gioco permette anche di godersi al meglio la mappa, se è molto vasta.
Di recente un titolo ha ricevuto critiche per il motivo contrario: un famoso gioco sviluppato da un geniale esperto giapponese, molto noto per i suoi capolavori in questo settore di mercato, ha ricevuto un aggiornamento importante per il suo secondo capitolo ossia la presenza di più armi ma, sopratutto, di mezzi di trasporto, con la conferma che questi saranno presenti nel terreno di gioco consentendo al giocatore di muoversi più rapidamente e al sicuro. E c’è già chi non accetta tutto questo.
Inseriti i veicoli nella mappa: i fans di Death Stranding non apprezzano…
Qualcuno di voi avrà sicuramente giocato a Death Stranding, un gioco complesso, da godersi come un buon vino e non certo da giocare di corsa o senza attenzione realizzato da Hideo Kojima e in cui il protagonista ha le sembianze di Norman Reedus, attore molto famoso per il ruolo di Darryll in The Walking Death che si muove anche qui in un mondo pericoloso, ostile e dove le anime – e le chiamiamo così solo per non fare spoiler a chi non ci ha giocato – dei morti tentano costantemente di obbligarvi ad unirvi a loro…

Il primo capitolo di Death Stranding ha diversi elementi del survival horror: pochissime armi, da usare con estrema parsimonia, nessun tipo di veicolo e la possibilità di muoversi solo a piedi per interminabili chilometri. Secondo una recente indiscrezione, invece, il secondo capitolo ovvierà a questi “limiti” inserendo più armi, più sequenze di azione e anche alcuni mezzi tra cui una sorta di “triciclo” a motore con cui affrontare e seminare le orde di nemici spettrali che popolano la mappa.
Un paio di recensioni tra cui una pubblicata su La Repubblica sostengono che con questa aggiunta sia venuta meno la filosofia madre del gioco. Il fatto che si possa semplicemente scegliere in molte sezioni di sfrecciare a bordo di un mezzo toglie infatti l’inquietudine e il senso di imminente disastro che si respirava nel primo titolo: “Come fanno le ombre dei morti a farmi paura se posso lasciarmele dietro sfrecciando su un veicolo?” Recita un passaggio. Sono scuole di pensiero e pareri differenti. La verità è che la cosa migliore è godersi un titolo a pieno, senza fare paragoni sterili con i capitoli prima della saga o peggio ancora con altri titoli. Con o senza auto e moto o altri veicoli futuristici.